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Pianeta Lobbying: last call for Italy?

Unione Europea: i primi mesi della Commissione "Junker"
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Perchè una newsletter?

Nata ormai quasi venti anni fa come studio di consulenza specializzato in Public Affairs, la FB&Associati ha, via via, consolidato la propria esperienza e acquisito nuove competenze nella convinzione che aggiornamento, innovazione e competenza siano gli ingredienti fondamentali per la riuscita di un progetto.

È con questa convinzione, quindi, che FB torna, ancora una volta, a rinnovarsi con un ulteriore piccolo tassello in aggiunta a quelli già avviati nel corso degli ultimi due anni.

Dopo l’apertura dell’Ufficio di Bruxelles (imprescindibile se si considera che circa l’80% della legislazione nazionale deriva dall’implementazione di leggi europee) e l’inaugurazione di FBLab – uno spazio teso a far comprendere e raccontare le dinamiche che influenzano l’agenda politica italiana ed europea – FB punta a offrire, attraverso l’invio periodico di una newsletter, un punto di vista professionale, imparziale e completo sul contesto politico, istituzionale, sociale ed economico italiano e internazionale nella speranza che questo possa diventare, con il tempo, un utile strumento di lavoro e aggiornamento professionale per tutti i nostri contatti.
 

Fabio Bistoncini

Pianeta Lobbying: last call for Italy?

Il tema della disciplina dei rapporti tra gruppi d'interesse e processo decisionale, è come un fiume carsico: appare e scompare ciclicamente dal dibattito pubblico.

Quasi l'emersione avviene in relazione al clamore destato da episodi di corruzione che vedono coinvolti esponenti del mondo politico e/o istituzionale e soggetti che con noi lobbisti non hanno nulla a che fare.

Si invocano da parte dei più misure speciali, procedure d'urgenza, modifiche ai regolamenti parlamentari....salvo poi lasciare le cose come stanno.

Non è un caso a mio avviso: perché disciplinare l'attività dei gruppi d'interesse comporta anche la definizione di regole comportamentali chiare ed univoche per gli stessi decisori pubblici.


È così in tutti gli ordinamenti democratici che hanno adottato norme per assicurare la trasparenza dei processi decisionali.



La mancanza di tale normativa diventa un vero  e proprio vulnus quando nel 2012 è stato introdotto nel nostro ordinamento penale il reato di traffico d'influenze. Proprio perchè in assenza di una normativa positiva, che definisce e regola l'attività di lobbying, si lascia alla libera interpretazione della magistratura la definizione dei perimetri tra attività lecita e no.


Negli ultimi mesi la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha avviato l'iter normativo di una serie di disegni di legge proprio sull'argomento.

Solo il tempo potrà dirci se si tratta dell'ennesimo tentativo destinato a naufragare oppure se, al contrario, anche il nostro Paese si doterà di una normativa adeguata a riconoscere l'essenza della nostra professione: che è quella di contribuire a migliorare la qualità della decisione pubblica attraverso la partecipazione al dibattito politico ed istituzionale degli interessi organizzati.
Fabio Bistoncini
Unione Europea: i primi mesi della Commissione "Juncker"

Dal 1° Novembre dello scorso anno la nuova Commissione europea targata “Juncker” è ufficialmente in carica.

Molte le novità che la circondano, alcune delle quali hanno preceduto la nomina dell’Esecutivo UE. Molte le novità che la circondano, alcune delle quali hanno preceduto la nomina dell’Esecutivo UE.


Per la prima volta, infatti, in continuità con lo spirito del Trattato di Lisbona, l’indicazione di ciascun candidato alla Presidenza della Commissione, da parte di tutti i Partiti, è avvenuta prima dell’elezione del Parlamento europeo (2014-2019), con ciò legittimando e corroborando la rappresentatività democratica del futuro Presidente.
 

Forte di questo, il neo-Presidente Juncker ha inteso intraprendere quel percorso di innovazione anticipato alla vigilia della sua elezione da parte del Parlameto europeo, attraverso modifiche formali e sostanziali del funzionamento e del ruolo della Commissione: nuova la struttura (organizzata su project teams coordinati da 7 Vice-Presidenti), diverso l’approccio.
 
Su quest’ultimo aspetto, i primi mesi di lavoro a guida Juncker hanno indicato un deciso cambio di rotta rispetto al recente passato, sotto il profilo della presentazione di nuove proposte legislative e del supporto alle iniziative già in discussione (con ciò manifestando una chiara volontà di attuare discontinuità politica).
 
Come esplicitato a Strasburgo nell’introduzione del Programma di lavoro per il 2015, infatti, l’Esecutivo UE ha deciso di interferire meno sulle questioni a cui gli Stati membri sono maggiormente in grado di rispondere con efficacia, a livello nazionale e regionale, e di concentrarsi su pochi, grandi temi, come l’occupazione e la crescita. La decisione presa da Juncker, in sostanza, è stata quella di non presentare nuove iniziative se non strettamente funzionali al raggiungimento delle priorità indicate, ritirando contestualmente le proposte senza futuro o non conformi a questi due macro obiettivi.
 
Volendo tracciare un bilancio provvisorio, dunque – tralasciando la più ampia questione greca, dove il ruolo della Commissione non poteva né prescindere, né prevaricare le scelte degli altri attori coinvolti (Eurogruppo, Consiglio europeo, BCE e FMI) –, i primi 9 mesi di Presidenza Juncker hanno messo in evidenza un sostanziale ridimensionamento del numero e della portata delle proposte ed un conseguente rallentamento dell’attività del Legislatore europeo, inteso nella sua tripartizione.
 
Tutto coerente ed linea con le anticipazioni pre-elettorali, come detto, forse fin troppo.
 
Non c’è dubbio che il 2015 sia servito per rodare una macchina nuova, nuovi decisori, nuove gerarchie e che quindi non fosse lecito aspettarsi più di quanto non sia stato fatto.
 
E’ altrettanto evidente, tuttavia, come continui ad esserci la necessità di un contributo maggiore da parte dell’Unione europea, Commissione in primis.
 
A tal proposito, il Programma di lavoro della Commissione per il 2016, se non già definito nei dettagli, è lì pronto nella sua portata generale e la sensazione o forse l’auspicio di qualcuno - tra questi, sicuramente gli operatori del public affairs - è che questo, oltre a proseguire il necessario percorso di efficientamento dell’intervento dell’UE, possa tradursi in una gestione più ambiziosa dell’Esecutivo Juncker, con interventi in grado di dimostrare una maggiore capacità di incidere a livello legislativo e di indirizzare ed uniformare sempre più le politiche dei 28 Stati membri.


                                                                                                                      Luca Gargano
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